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LE ORIGINI
I primi insediamenti in Brasile risalgono al 48.000 a.C. circa. Le tribù nomadi arrivate in Alaska dall'Asia, si spostarono verso sud alla ricerca di climi più miti raggiungendo il Bacino del Rio delle Amazzoni, da dove si diffusero in tutto il continente sudamericano. Gli indios del Brasile non crearono mai una società avanzata lasciando pochissime testimonianze archeologiche. Erano divisi in molte tribù e vivevano principalmente di caccia e di raccolta. Abitavano in capanne comuni e circa ogni due anni si spostavano verso nuove zone di caccia. All'arrivo dei portoghesi vivevano nel territorio circa quattro milioni di indigeni, prevalentemente di etnia "Tupi". Oggi sopravvivono poco più di 200.000 di questi originari abitanti del Brasile, prevalentemente nell'area amazzonica e nel nord del brasile (Roraima). LA SCOPERTALa scoperta del Brasile avvenne nel 1500 da parte dell'esploratore portoghese Pedro Cabral, durante un viaggio esplorativo diretto in India. Secondo la versione ufficiale Cabral fu spinto fuori rotta, anche se molti storici ritengono che egli cambiò deliberatamente la rotta alla ricerca del nuovo mondo scoperto da Cristoforo Colombo 8 anni prima. Inizialmente l'esploratore portoghese pensò di aver scoperto un'isola e la battezzò l'Isola di Vera Cruz. In una spedizione successiva Amerigo Vespucci si rese conto delle reali dimensioni del territorio e il suo nome venne dapprima cambiato in Terra di Santa Cruz, e infine in Brasile, a causa di uno dei prodotti principali della colonia, il "PAU BRASIL", un legno da cui si ricavava un colorante rosso molto pregiato in Europa. LA COLONIZZAZIONENel 1533, la corona portoghese iniziò la colonizzazione del paese. La costa, la sola area esplorata fino ad allora, fu divisa in 15 capitanati, affidati a nobili portoghesi. A questi venne data grande autonomia politico-giuridica, ma anche l'onere economico di amministrare con le proprie finanze. I due capitanati più importanti erano quelli di São Vincente, a sud, e Pernambuco, a nord, che divenne il centro economico della colonia grazie all'introduzione della canna da zucchero. I capitanati però si dimostrarono incapaci di far funzionare questa prima fase politica, con il risultato che la costa era fatta oggetto di continui attacchi da parte della pirateria francese. Nel 1549, il re portoghese João III decise di inviare in Brasile il nobile portoghese Tomè de Sousa, in qualità di primo governatore della colonia e rappresentante formale della corona al fine di creare un governo generale che limitasse la forte autonomia dei capitanati imponendo così le direttive della Corte di Lisbona. Tomè fondò Salvador, facendone la prima capitale brasiliana, e amministrò il Brasile fino al 1553 promuovendo penetrazioni territoriali e popolamento, stringendo alleanze con tribù indigene, imponendone la catechizzazione, facendo edificare fortezze e costruire navi per contrastare la pirateria. Al seguito di Tomè fecero la prima consistente apparizione i religiosi della Compagnia di Gesù. In seguito all'azione dei Gesuiti nell'opposizione alla schiavitù delle popolazioni indigene, [Interessante è Il film "Mission" con Robert De Niro ] la colonia fu costretta a rivolgersi all'Africa per procurarsi la manodopera e presto le navi negriere cominciarono a trasportare gli schiavi prelevati dal continente africano. LE GUERRE PER IL DOMINIOPer tutto il resto del XVI secolo la colonia si consolidò lungo la costa atlantica, finché nel 1555 la Francia occupò l'odierna città di Rio de Janeiro, primo passo verso la formazione della colonia francese. I francesi tuttavia non riuscirono ad attirare coloni dall'Europa e nel 1565 i portoghesi li cacciarono, fondando due anni più tardi la città di Rio. I portoghesi ripresero a combattere per il controllo della colonia a partire dal 1630, quando la Compagnia Olandese delle Indie Occidentali inviò una flotta alla conquista della regione di Pernambuco, importante per le coltivazioni di canna da zucchero. Questa azione spinse il Portogallo ad allearsi con l'impero spagnolo nel 1580, unione che durò fino al 1640. Gli olandesi riuscirono a controllare la colonia del Pernambuco fino al 1654, quando furono cacciati da una sommossa guidata dai coloni stessi. Durante lo stesso periodo, nel sud del Brasile alcune bande di avventurieri portoghesi iniziarono ad intraprendere marce che duravano anche diversi anni in cerca di schiavi, indiani e oro. Gli storici stimano in 300.000 circa il numero di indigeni catturati e avviati al lavoro in cattività dai bandeirantes. Durante questa fase i bandeirantes oltrepassarono i confini della colonia portoghese conquistando nuovi territori. Il trattato di Madrid del 1750 riconobbe le incursioni dei bandeirantes e incluse ufficialmente le aree da loro occupate nella colonia brasiliana, ampliandone i confini. Nel XVIII secolo la colonia si era trasformata in una società prevalentemente rurale e la ricchezza era concentrata nelle mani di pochi proprietari terrieri. Il commercio della colonia era limitato al Portogallo e i contatti tra il Brasile e i paesi vicini erano assai scarsi. LA SCOPERTA DELL'OROQuesto scenario venne ben presto modificato in seguito alla scoperta dell'oro avvenuta verso la fine del XVII secolo. La corsa all'oro portò migliaia di coloni verso lo stato di Minas Gerais, il primo insediamento di massa dell'entroterra brasiliano. La scoperta dell'oro spostò il centro della ricchezza economica della colonia dalle aree del nordest, che producevano zucchero, a quelle del sudest. Ciò comportò il trasferimento della capitale da Salvador a Rio de Janeiro. Nel 1789 a causa dell'influenza del movimento di indipendenza negli Stati Uniti, ma anche per la decisione del Portogallo di aumentare la tassa sull'oro, scoppiò nel Minas Gerais la prima rivoluzione politica brasiliana. Ma il movimento Inconfidencia di Minas, come venne chiamato, finì tragicamente con l'arresto dei suoi capi. Nel 1807 Napoleone conquistò il Portogallo costringendo la famiglia reale all'esilio. Re João VI si rifugiò in Brasile e trasformò la colonia nella sede del governo della madrepatria. La corona decise così di aprire il commercio con altre nazioni, in particolare con l'Inghilterra, alleata del Portogallo contro Napoleone. Quando il re João tornò in Portogallo, nel 1821, affidò la guida del Brasile al figlio Dom Pedro. L'INDIPENDENZA DAL PORTOGALLOIl 7 settembre 1822 Pedro, su richiesta dei brasiliani, dichiarò l'indipendenza dal Portogallo, dando vita all'impero Brasiliano, la prima monarchia delle Americhe. Entro la fine del 1823 i portoghesi avevano abbandonato la colonia e l'indipendenza della nazione era assicurata. Durante i primi 18 anni della sua esistenza il Brasile fu animato da aspre divisioni interne e sommosse. Il re Pedro anziché adottare una politica liberale cercò di mantenere i privilegi e il potere di un monarca assoluto. Acconsentì alla creazione di un parlamento, dimostrandosi comunque sempre in contrasto con questa istituzione. Durante il suo dominio Pedro entrò in guerra contro l'Argentina per il controllo della Cisplatina, lo stato più meridionale del Brasile. La guerra terminò con la sconfitta del Brasile e l'indipendenza della Cisplatina. Nel 1831 Pedro fu costretto ad abdicare in favore del figlio di 5 anni, Dom Pedro II. Per questo il Brasile fu governato, nel periodo compreso fra il 1831 e il 1840, da una triplice reggenza costituita da capi politici che guidarono la nazione nel nome del giovane Pedro. Questi 10 anni costituirono il periodo più tumultuoso del Brasile in grado di minacciare l'unità nazionale, con sommosse armate nel nordeste, in Amazzonia, in Minas Gerais e nel sud. Nel 1840 la leadership politica decise di dichiarare il quindicenne Pedro idoneo alla guida del paese. Pedro II regnò per 48 anni, riportando la pace e la stabilità politica del paese. Determinato a mantenere la parità regionale, egli interferì negli sviluppi politici di Uruguay, Argentina e Paraguay, trovandosi costretto a intraprendere tre guerre tra il 1851 e il 1870. Il maggior conflitto fu la guerra contro il Paraguay, che vedeva riunite le forze di Brasile, Argentina e Uruguay. La guerra si trascinò fino al 1870 con la sconfitta del Paraguay che perse circa la metà della popolazione maschile. ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU'Nel 1888 l'abolizione della schiavitù, dichiarata fuorilegge, determinò la fine dell'impero. Questo decreto suscitò una dura opposizione dei proprietari terrieri, che insieme all'appoggio dei militari, furono in grado di spodestare il re. I primi due governi della Repubblica, istituita nel 1889, furono guidati dai militari che però si dimostrarono poco abili a governare. I successivi presidenti civili si preoccuparono dunque di rimettere in sesto l'economia del paese. Nei primi anni di questo secolo, il governo era sempre più vincolato agli interessi regionali ed economici da cui dipendevano le questioni politiche del paese. Le crisi politiche raggiunsero l'apice nel 1930, in seguito all'elezione del candidato Julio Prestes. L'opposizione con l'appoggio dell'esercito depose il nuovo presidente cedendo il potere a Vargas. Vargas governò all'insegna del populismo e nazionalismo, restando nella vita politica 25 anni. Con la nuova Costituzione, redatta nel 1934, Vargas venne eletto presidente del Congresso ed aumentò ulteriormente i poteri del governo centrale. Alla vigilia delle elezioni del 1937, l'anno prima della scadenza del suo mandato, Vargas prese come pretesto un colpo di stato comunista e con l'appoggio dei militari, abolì la Costituzione. Diede così inizio a un periodo dittatoriale durato otto anni. LA SECONDA GUERRA MONDIALEPer allentare la pressione dell'opposizione Vargas decise di partecipare alla seconda guerra mondiale al fianco degli Alleati, facendo del Brasile l'unico paese dell'America Latina a partecipare attivamente alla guerra. Con la fine della guerra, temendo di perdere il potere, Vargas operò una moderata apertura alla libertà di organizzazione politica, ma i militari, a capo di un movimento di ricostituzionalizzazione del paese, lo deposero nel 1945. Nel 1950 Vargas tornò al potere eletto dal popolo. Gli ultimi anni della presidenza Vargas furono segnati da crisi economiche e politiche, che lo portarono al suicidio nel 1954. IL PERIODO DELLA DITTATURAKubitschek e Quadros furono i primi 2 volti nuovi ad emergere sulla scena politica. Populismo, nazionalismo e coinvolgimento dei militari furono i temi guida della loro politica. Kubitschek realizzò un rapido sviluppo e fece costruire l'avveniristica capitale Brasilia ma lasciò anche un vertiginoso indebitamento pubblico e un elevato livello di inflazione e corruzione. Ad esso seguì Quadros che si impegnò in una memorabile amministrazione, passando da un'assennata politica antinflazionistica al divieto dei bikini sulle spiagge e dalla coraggiosa decisione di una politica estera indipendente dagli Usa alla esasperazione della stessa con l'offerta di una medaglia d'oro a Che Guevara. Terminò la sua carica nel 1961 offrendo le proprie dimissioni. Alla presidenza allora salì João Goulart, vice presidente di Quadros. Grazie alla forte opposizione alla politica di Goulart e il fatto che non era stato legittimamente eletto dal popolo, i militari lo destituirono nel 1964. Cinque generali occuparono successivamente la carica di presidente. Per i 20 anni successivi il Brasile fu governato da un regime militare, i partiti politici furono messi al bando e la libertà di parola subì forti restrizioni. Tra la fine dei '60 e l'inizio dei '70 il Brasile raggiunse un elevato tasso di crescita economica e il processo di trasformazione del paese da una società rurale a una società urbana subì una forte accelerazione. Con l'avvento degli anni ottanta, in seguito all'affievolirsi della crescita economica e al continuo rafforzarsi dell'opposizione popolare, il regime decise di aprirsi a un cauto processo di restaurazione delle regole democratiche. LA DEMOCRAZIANel 1985 si tennero le elezioni presidenziali, Tancredi Neves venne eletto come primo presidente civile. Tragicamente, Tancredi morì per un attacco cardiaco il giorno prima della sua investitura e venne sostituito dal vice presidente Josè Sarney. Durante il mandato di Sarney, il Brasile presentava un elevato disavanzo pubblico e debito estero. Nello stesso periodo il congresso riuscì a elaborare una costituzione nuova e più liberale tale da garantire il rispetto dei diritti umani. Le prime elezioni presidenziali democratiche dal colpo di stato militare si tennero nel 1989, con la vincita dell'ex governatore del piccolo stato dell'Alagoas Fernando Collor. Collor promise di ridurre l'inflazione e combattere la corruzione, ma alla fine del 1992 venne rimosso dalla sua carica e incriminato per corruzione. A sostituirlo fu Itamar Franco, il quale si dimostrò abile in campo economico, avviando la stabilizzazione dell'economia con l'introduzione del Plano Real. Nel frattempo il plebiscito del 1993 aveva sancito definitivamente la Repubblica Presidenziale come forma di governo per il paese, nella speranza di attirare grandi capitali stranieri per consentire una continua crescita economica. Nel 1994 Ferdinando Cardoso vinse le nuove elezioni presidenziali e guidò un paese caratterizzato da una valuta stabile e alti investimenti stranieri. LA SPERANZAIl XXI secolo comincia con grandi speranze, grandi problemi, grandi ingiustizie sociali. Nel 2003 Lula viene eletto presidente a furor di popolo. Per il Brasile è l'inizio di una nuova era: la fine dell'apartheid sociale. Entusiasmo, passione, lacrime, speranza. La sensazione di stare vivendo qualcosa di unico. Qualcosa paragonabile solo, in tempi recenti, con l'insediamento di Nelson Mandela nel Sudafrica dopo il voto che seppellì l'apartheid del potere bianco. Anche qui in Brasile l'elezione di Lula è sentita come la fine di una secolare storia di apartheid e l'inizio di una nuova era. Apartheid non razziale, nel paese forse più meticcio del mondo, ma sociale. Esclusione, emarginazione, povertà, fame. E' pieno di speranze il destino di uno dei Paese potenzialmente più ricchi del mondo, la cui popolazione continua a vivere ancora al di sotto delle sue possibilità. |